Caserta, il dossier Confcommercio conferma le enormi difficoltà delle attività nell’anno covid: le prospettive future

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Il commercio casertano è sempre più in difficoltà e l’ultima stangata l’ha data proprio il covid. Sono questi i dati che emergono dal dossier di Confcommercio Caserta, che analizza la situazione al dicembre 2020 relativa al comparto commerciale del capoluogo. Il 2020 registra una forte flessione aggravata dall’emergenza pandemica, che fa sentire i suoi effetti sia nel centro cittadino sia in periferia.

In due anni si assiste ad un decremento del numero di attività sia in centro, – 14, sia in periferia, -8. Si registra una maggiore specializzazione delle imprese con la scomparsa di molti negozi “non specializzati” (19 tra centro e periferia). Flessione anche per il commercio ambulante soprattutto quello dei piccoli mercatini del centro. Aumentano, invece, gli alberghi soprattutto nel centro cittadino (+4 nel biennio) ma anche i pubblici esercizi o le attività della ristorazione (4 in più sia in centro che in periferia). Secondo le stime di Confcommercio, “un’attività su 4 della ristorazione chiuderà i battenti mentre tra quelle aperte un dipendente su 5 rischia di finire a casa”, fa sapere il presidente della Fipe Caserta Giuseppe Russo. “I numeri evidenziano come di questo passo si va verso la desertificazione dei centri storici, a Caserta come in altre realtà, serve investire con il Recovery plan sui centri storici e sul turismo. Azioni integrate per programmare servizi attrattivi sia per la cittadinanza sia per i turisti”.

La zona arancione non è che l’ennesima bastosta e la Fipe Campania ha formulato una serie di proposte alla Regione per superare l’impasse. Tra queste la “riapertura a pranzo, fino alle 18 in zona arancione e a pranzo e cena, fino all’orario di coprifuoco in zona gialla. E’ inammissibile chiudere le attività per un’intera regione quando i focolai sono circoscritti solo ad alcune aree. Mentre noi restiamo chiusi si continua ad assistere ad assembramenti nelle piazze o ad esempio sui lungomare. Servono più controlli e far aprire i ristoranti in sicurezza”, conclude Russo.

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